“Terapia chetogenica nel nuovo millennio" è il titolo del primo corso a distanza su uno degli argomenti ad oggi più discusso nell’articolato mondo delle scienze della nutrizione. Promosso da IRCCS e Università San Raffaele di Roma con il contributo di Therascience, patrocinato dalla Società Italiana di Endocrinologia, rientra nel più ampio ventaglio dei corsi erogati in modalità e-learning dall’ateneo telematico italiano.

 

«Gli attuali protocolli di terapia chetogenica derivano dal “Protein-Sparing Modified Fast”, letteralmente “digiuno modificato per il risparmio proteico”, regime alimentare fortemente ipocalorico usato sin dagli anni 70 per il trattamento dell'obesità morbigena, messo a punto da Blackburn nel 1973, in cui il principale macronutriente fornito è rappresentato dalle proteine alimentari» spiega il prof. Massimiliano Caprio, responsabile scientifico del corso e professore associato di Scienze della Nutrizione Umana dell’Università San Raffaele.

 

La premessa su cui si basa è la capacità del nostro organismo di utilizzare con efficacia le riserve lipidiche quando la disponibilità di carboidrati sia notevolmente ridotta. I meccanismi fisiologici attivati in questo contesto simulano le risposte metaboliche tipiche del digiuno prolungato, ma proteggendo la massa magra e riducendo in maniera notevole la sensazione di fame. Stando a quanto riportato dalla letteratura la terapia metabolica chetogenica, pur essendo un protocollo alimentare all’avanguardia, ha delle origini molto antiche: risale agli anni ’20 il suo utilizzo nel trattamento dell’epilessia infantile refrattaria alla terapie convenzionali.

 

«Numerose» specifica Caprio a questo proposito, «sono le evidenze scientifiche che hanno dimostrato come la terapia metabolica chetogenica sia in grado di determinare un calo ponderale rapido, sicuro ed efficace attraverso una restrizione quasi totale di assunzione di carboidrati, seguita comunque da una fase di progressiva reintroduzione degli stessi». Un approccio che secondo gli studiosi può essere applicato in diversi contesti clinici, quali l’obesità, il diabete mellito tipo 2, l’emicrania ad alta frequenza, la sindrome dell’ovaio policistico, etc. «Fondamentale è però la sua corretta applicazione che richiede», conclude il professore, «una specifica formazione. Da qui l’idea di organizzare un corso per i professionisti del settore al fine di fare il punto su una tipologia di approccio nutrizionale di cui si parla oramai sempre di più, ma la cui natura e modalità è spesso fraintesa».

 

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