Il 3 giugno 1946 Louis Réard presenta a Parigi il bikini. Molti attribuiscono a questa data il debutto ufficiale in passerella dell’indumento più trendy dell’estate, ma la prima forma di bikini compare addirittura nel I-II secolo d. C. “Durante l’impero romano non era un capo adoperato in spiaggia o per fare il bagno, ma veniva utilizzato in ambito sportivo, soprattutto nel mondo dell’atletica” spiega Valeria Magistro, docente del laboratorio di progettazione moda del corso di laurea in Architettura e Design Industriale indirizzo Moda dell’Università Telematica San Raffaele Roma

Luis Réard diede nuova vita al bikini, così come oggi lo intendiamo: ne rivoluzionò l’uso e la forma scoprendo per la prima volta la pancia e portando in acqua la donna in bikini. “All’epoca fu un vero e proprio scandalo: Réard fu infatti costretto a chiamare una spogliarellista, Micheline Bernardini del Casino de Paris, per la presentazione perché tutte le modelle si rifiutarono di osare così tanto. Rispetto ai canoni del senso di pudore del tempo era un indumento esplosivo e sconvolgente, metaforicamente “atomico” proprio come l’esperimento nucleare eseguito sull’atollo di Bikini situato nell’oceano Pacifico. Con questa metafora geniale e il motto “Le bikini, la première bombe anatomique” (Bikini, la prima bomba anatomica) Louis Réard consacrò così il due pezzi e la portata rivoluzionaria che avrebbe causato nella società” prosegue la professoressa.

Nel via vai di tendenze, da allora è stato osato tanto: dal costume da bagno sportivo degli anni ’20, senza maniche, con gambe scoperte a metà e scollature tonde, fino ai bikini sgambati per esaltare la femminilità emulando le protagoniste di Baywatch.

“È a partire dagli anni ‘70 che il due pezzi si rinnova nelle fantasie, nei colori e nei tessuti e diventa finalmente alla portata di tutti. Grazie alle celebri icone che lo indossarono, da Jayne Mansfield a Marylin passando per Sophia Loren e Brigitte Bardot, il bikini diventa presto simbolo di coraggio ed emancipazione per un’intera generazione di donne. Le loro diverse fisicità regalano alle donne comuni nuove consapevolezze e quel pizzico di fiducia in sé per valicare gli stereotipi imposti” dichiara Valeria Magistro.

“Nello scenario moderno a dettare lezioni di stile subentrano le influencer che tramite i canali social e attraverso una narrazione studiata ad hoc raccontano le tendenze del momento. Ma appare arduo il confronto con le icone femminili della moda di un tempo come Audrey Hepburn, Jane Birkin e Anna Piaggi: donne libere da ogni stereotipo e realmente in grado di fare tendenza” conclude.